Presentazione della personale alla Galleria “Carbonesi”, Bologna 1969
Per quel che riguarda Mulas sembra che la sua specifica operazione sia condotta con uguale disincanto a consumare i lacerati tessuti epidermici normali all’iconografia di uno Jardiel, e nello stesso tempo ad usare i termini più specificatamente freddi della pop americana.
Scorre nei lavori del giovane pittore romano un assoluto disincanto, che spesso si esprime attraverso una improvvisa ma consapevole magniloquenza di gesti. Sembra infatti che l’atteggiamento fisico abbia, specie negli ultimi lavori, una volontà molto precisa di qualificarsi in una sua folle presenza di gesto unico e irripetibile; da qui nasce un senso violento di ironia, uno spaventoso vuoto, e una drammatica consapevolezza di impotenza, al di là di un magico rito ormai del tutto concesso e strumentalizzato.
Ed è abbastanza naturale che il lirismo, che invadeva i solari week-end di una coppia, si trasformi qui, tra le mura di una città di selciati e monumenti, nel pathos straordinario e smaliziato dei giovani studenti parigini.
D’altra parte era abbastanza prevedibile che il buio di una notte improvvisa, spalancatasi sul week-end, come una misteriosa lugubre caverna, a interrompere nevrotici sorrisi, amplessi disperanti di amori consumati nel riflesso di lucidissime, oltremodo efficienti carrozzerie, inghiotta ora le immagini di antichi e moderni guerrieri, antichi e moderni oppressori, con la stessa rovinosa cecità con la quale assorbiva una fila incalzante di utilitarie protese con nevrotica “pazienza” al rientro in città. E non è senza una precisa ragione che dalla disperata volontà di Mulas di impattare col reale a livello di indagine meticolosa scaturisca la coscienza di una fisicità ormai naturalmente lacerata, calata su un proscenio di gesti consapevoli di ulteriori tradimenti, rigonfia di quell’aggressiva ironia che sa possedere solo l’atteggiamento passionale quando sappia riconoscersi tale.
Perciò nelle tele di Mulas si snoda in conturbante continuità, dai cieli che vogliono ricordare il prototipo della cartolina agli scudi lampeggianti dei soldati, dai manganelli alle bandiere rigonfie di vento, il baluginare sinistro di un misterioso tragico minimo.
Giorgio Cortenova, 1969