Vie nuove
Anche il Maggio francese è diventato una storia, una storia modellata secondo la sensibilità di ognuno. È diventato un elemento stabile di incontro rivoluzionario, come la poesia di Brecht o, riandando nella storia pittorica, il movimento di Corrente e la Scuola Romana. D’accordo, è la storia più vicina a noi, ma già leggendaria, come se fossero almeno passati trent’anni.
Mi sembra che i dipinti di Franco Mulas, ora esposti alla Bergamini (Via S. Damiano, a Milano), siano l’ultimo documento segnalato dalla critica aggiornata, sull’argomento. Non sono soltanto ispirati dal Maggio francese; la fantasia di Mulas si estende ad argomenti apparentemente più riposati e anche diversi dal nodo centrale dell’ispirazione, espressi con un linguaggio nuovo, antiermetico e anticontemplativo, un linguaggio che differenzia Mulas dalla vicenda contemporanea, come giustamente osserva Micacchi, dell’equivoco “neofigurativo”.
Mulas si pone in contrasto con l’esperienza liberistica dei neofigurativi ermetici. Sia che inquadri come in una teca, senza concessioni formali, la illustrazione di una giornata di ozio (la visione di automobili su un prato, le immagini delle erbe, la fila delle macchine in ritorno come in un quadro neofuturistico), sia che affronti il quadro come un poliziotto che manganella, Mulas disvela il significato recondito di quelle operazioni uscendo – è suo merito – dalla cabala neofigurativa senza mezzi termini, ponendosi come primitivo di una nuova storia, come un arcaico dei futuri tempi nuovi.
Un pittore come Mulas, assai giovane, pone subito il problema del rapporto coi suoi precedenti, che sono quelli dell’arte anticapitalista. Mulas parte dall’idea della differenza tra l’uomo e l’oggetto e in ciò si ricollega, passando sulla testa della pop-art americana, con il realismo degli anni Cinquanta. Perciò egli si ricollega alla ricerca che in ogni parte del mondo raccoglie gli uomini che credono alla lucida immagine delle cose, che hanno una loro potenza indipendente dalla mistificazione poeticistica.
Franco Mulas è un giovane romano trentaduenne, che ha esposto di recente in altre città italiane. Questa sua mostra alla Bergamini non può passare senza linea a Milano. Sarebbe un segno della chiusura conservatrice del nostro ambiente.
Raffaele De Grada, 1970