Presentazione della Mostra-Galleria “Il Sagittario”, Bari
… Si vedrà allora in questo repertorio di rottami, di carcasse meccaniche avvolte dai rovi, la scoperta di una luce – sole o lampade “veri” – che li riscatta dall’usura del puro gioco ritmico, e restituisce loro un peso, una biografia; oppure la intuizione di una improvvisa ventata che li scompiglia e travolge a guisa di una chioma femminile, e spezza così, felicemente, la puntualità precostituita del segno e della pennellata.
Ma le prove migliori del suo temperamento Mulas ce le fornisce nei tre o quattro quadri ispirati agli allevamenti industriali: qui si avverte che il tema lo seduce al di là delle eleganze formali che pure consente, per quell’accostamento sconcertante (o paradossale, emblematico, grottesco) tra una natura mortificata ad uno standard puramente produttivo e la scintillante, trionfale marcia dei tapis roulants; per un contenuto reale, in altre parole, non ancora filtrato dal gusto, e che quindi non sopporta marginali virtuosismi, E subito la calligrafia si libera dagli svolazzi e diventa scrittura, lo spazio è concepito in profondità e semplificato, piegato direi a più pressanti ragioni narrative; l’immagine acquista, dunque, significati diramanti in più direzioni, e accenna ad essere più di se stessa: le galline che s’affacciano dagli spiragli dei loro cubicoli a contemplare lo scorrere via delle uova, come cittadini annoiati in un pomeriggio di domenica il traffico giù nella strada, sono anche passeggio urbano e condizione umana, la parodia amara del nostro vivere derubati e umiliati in un meccanismo del quale non si scorge il fine ma solo il silenzioso, inesorabile movimento.
Se Mulas continuerà a concepire il proprio lavoro come interrogazione del reale – dei perché del reale – il suo innegabile e naturale talento avrà ragione di se stesso: che è, mi pare, la vittoria più grande concessa a un pittore, l’unica in ogni caso che gli si possa onestamente augurare.
Renzo Vespignani, 1967