L’ALBERO ROSSO DI MONDRIAN
(…) Finora nessuna arte è stata puramente plastica perché predominava il cosciente individuale: tutte erano più o meno descrittive, indirette, approssimative.
L’individuale, dominando in noi e fuori di noi, descriveAnche l’universale in noi, ma soltanto se non è tanto cosciente nella nostra coscienza (individuale) da pervenire all’apparenza pura.
Mentre l’universale in noi diviene sempre più cosciente e l’indeterminato cresce verso il determinato, le cose fuori di noi conservano la loro forma indeterminata. Donde la necessità, a misura che l’inconscio (l’universale in noi) s’avvicina al cosciente, di trasformare continuamente, di determinare meglio l’apparenza capricciosa ed indeterminata dei fenomeno naturale.
Così, lo spirito nuovo distrugge la forma delimitata nell’espressione estetica, e ricostruisce un’apparenza equivalente dei soggettivo e dell’oggettivo, dei contenuto e del contenente: una dualità equilibrata dell’universale e dell’individuale e con questa dualità nella pluralità crea il rapporto puramente estetico.
(…)L’apparenza plastica naturale si presenta come corporeità. Essa si esprime, plasticamente, come una sfericità che vorrebbe essere piana oppure come un piano che sarebbe costretto ad essere sferico: come una curva tendente alla retta o una retta che si vorrebbe curva. Questa espressione plastica non è dunque equilibrata.
Si cercava di ottenere l’equilibrio con la composizione’, ma mediante una composizione velata nella rappresentazione e nel soggetto. Così, perché si adoperavano dei mezzi plastici impuri, la scultura e la pittura pervenivano alla descrizione.
Del pari, il mezzo plastico dell’arte della parola è divenuto impuro (forma) e percorre, per conseguenza, lo stesso cammino delle arti cosiddette plastiche. Anche, lì si tentava di esprimere il contenuto di ogni cosa mediante la parafrasi e non mediante la parola istessa. La parola – raggruppata in frasi – s’indeboliva come pluralità omogenea. Ci si esprimeva con l’aiuto del simbolo. Pur tuttavia esistono parole, parecchie parole anzi, le quali, per forza propria e per rapporti scambievoli, possono esprimere i due principi dell’essere. In tutte le arti l’oggettivo s’opponeva al soggettivo, l’universale all’individuale: l’espressione plastica pura all’espressione descrittiva. Così l’arte tendeva alla plastica equilibrata. Lo squilibrio fra individuale ed universale crea il tragico e s’esprime in plastica tragica. In tutto ciò che è, sia forma, sia corporeità, il naturale predomina: questo crea il tragico.
Il tragico della vita conduce alla creazione artistica: l’arte, in quanto astratta ed in opposizione con concreto naturale, può precedere lo sparire graduale del tragico. Più cresce il tragico e più l’arte si fa pura”.
Piet Mondrian (“Le néo-plasticisme: principe général de l’equivalence plastique”, 1920).
“La storia, gli avvenimenti attuali e soprattutto la vera espressione dell’arte plastica mostrano chiaramente il danno dell’oppressione e la necessità della libertà. Il problema: “che cosa è l’arte?’ non può essere risolto con l’illustrare le nostre concezioni personali, perché esse variano secondo il sentire individuale. Attualmente l’arte plastica si manifesta in due tendenze principali: la realistica e l’astratta. La prima è consacrata come un’espressione dei nostro sentimento estetico, cui dà aspetto l’apparenza della natura e della vita. La seconda è una espressione astratta di colore, forma e spazio con mezzi formali o piani più astratti e spesso geometrici; non segue l’aspetto della natura ed è suo intento creare una nuova realtà.
Queste definizioni sono incomplete e spesso ingannevoli. Anche l’arte più astratta non nasce soltanto da una fonte interiore. Come in ogni arte, la sua origine è nell’azione reciproca dell’individuo e del suo ambiente ed è inconcepibile senza sentimento”.
Piet Mondrian (“Liberation from oppression in art and life” (1941), in “Plastic art and pure plastic art”, 1945).